C’E’ MIT E MIT…

C’è MIT e MIT…

In questi giorni infuria una polemica sulla bontà del modello dei 30 km/ in città.

In occasione del Forum 2024 di The Urban Mobility Council viene menzionata una ricerca realizzata dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) Senseable City Lab. Nel comunicato stampa che cita la ricerca c’è scritto che la riduzione della velocità a 30 km/h porterebbe ad un aumento delle emissioni inquinanti, ossia CO, CO2, ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM)
Tale aumento sarebbe da attribuire ai motori termici, progettati per avere la migliore efficienza di consumo intorno ai 70.80 km/h.

Che notizia! Peccato non corrisponda a quello che è stato dimostrato nel Forum…
Bisogna innanzitutto ricordare che le città non sono laboratori, sono luoghi reali in cui le auto si muovono fra partenze e frenate, lavori stradali, semafori e quindi non si applicano i parametri usati in un ambiente simulato.
Dunque la ricerca dimostra che il modello Città 30 è di fatto quello da seguire, non solo perché gli inquinanti non cambiano sensibilmente ma anche per una questione di sicurezza: andare piano salva vite umane.

Tornando alla ricerca, sia Carlo Ratti sia Umberto Fugiglando, entrambi del MIT Senseable City Lab, nei loro interventi non hanno dunque fatto alcun riferimento all’impatto negativo della riduzione della velocità sull’inquinamento e anzi, il modello della Città 30 ha un impatto positivo sull’inquinamento se si tiene conto di tutti i parametri.

Conclusioni: la Città 30 resta un modello di riferimento più che valido, su tutti i fronti.

Tale fraintendimento dei dati non fa bene alla causa della Città 30, concetto che in Italia fatica ad imporsi e anzi, addirittura in questo momento ci troviamo a lottare contro l’approvazione del nuovo Codice della Strada varato dal Ministero Infrastutture Trasporti (MIT) che fa tutto fuorché sostenere questo modello urbanistico che cambierebbe il volto delle città – in meglio.

Eh sì, c’è MIT e MIT: quello americano studia il modello Città 30 e il MIT in Italia lavora contro.

Resta una domanda: perché le notizie travisate e false hanno sempre pià successo di quelle vere?

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