I PARTERRE DI MILANO TRA FUNZIONE STORICA E REALTA’ DI OGGI

I parterre, come indica il nome francese, sono originariamente degli spazi sistemati ad aiuole in forma geometrica, a costruire, appunto, giardini alla francese (vedi la storia*)

I parterre sono i luoghi, insieme a quelli appartenenti al sistema delle acque, che costruiscono la vera peculiarità degli spazi pubblici milanesi, donando alla città quel carattere mitteleuropeo, che ne fa una crasi tra mondo latino/mediterraneo e mondo anglosassone; l’essenza stessa di Milano, forse, non è da ricercare nella piazza italiana, che sottolinea la sosta, l’incontro statico, la fermata dei flussi: la si trova, piuttosto, negli spazi di movimento, nei quali la sosta è parte delle azioni che si possono intraprendere, ma non necessariamente la principale. Anzi, i sistemi dei parterre e delle acque sottolineano quanto ogni piano sullo spazio pubblico cittadino dovrebbe costruirsi su questo difficilissimo equilibrio, che cerca di trovare piacere in una mobilità dolce.

Il sistema dei parterre attuale, però, sconta oggi, come la maggioranza degli spazi pubblici di Milano, un generale asservimento alla mobilità veicolare, che ha trasformato questi luoghi in corsie preferenziali per i mezzi pubblici, in parcheggi disordinati, in carreggiate a più corsie. È il regno dell’automobile, che distrugge le principali caratteristiche ecologiche, ambientali e pubbliche di questi spazi, impedendone l’uso per il quale sono nati, soprattutto nei casi di sosta non regolamentata. Gli unici momenti nei quali è possibile notare una certa positiva attitudine è nelle corsie destinate ai tram, che paiono flottare su tappeti verdi, e in alcuni parterre rimasti come giardini lineari (come via Maiocchi o viale Argonne).

L’avvento della pandemia da Sars Cov-2, però, ci ha mostrato l’estrema necessità di spazio pubblico nella città, in particolar modo di uno spazio pubblico verde di prossimità, che permetta ad ogni categoria di cittadini non solo di godere di un’aria più sana ma anche di trovare, nel raggio di poche centinaia di metri, dei luoghi accoglienti dove potersi incontrare, dove poter godere della natura, dove poter giocare, svagarsi, fare sport o, semplicemente, del moto.

Gli spazi all’aperto, in generale, usati da differenti attività come estensione di spazi chiusi verso l’esterno, ci hanno mostrato le possibilità dirompenti di riconfigurazione delle attività urbane in città e i parterre, in particolare, hanno evidenziato le proprie, per ora sopite, potenzialità come occasioni per aumentare lo spazio pubblico fruibile per le persone.

Tutto ciò si tocca con mano nella recente risistemazione di una parte di via Pacini, nella quale la liberazione del parterre dall’irregolare parcheggio veicolare ha mostrato con forza le opportunità insite in questi elementi.

La presenza dei parterre è in grado di garantire una influenza urbana a tre differenti scale nella città:

– trattandosi di elementi verdi ben distribuiti nei quartieri, possono costituirsi come ampliamento significativo degli spazi verdi di vicinato (quando ci chiediamo come ricavare più verde in città, possiamo pensare ad un recupero, quasi ad un restauro, di questi spazi con alberi ormai centenari, tra l’altro presenti in zone della città molto dense e con pochi spazi verdi di prossimità);

– configurandosi come una sorta di circonvallazione nel tessuto urbano, possono fungere da elementi distributori di mobilità dolce protetta all’interno della città (delle circonvallazioni verdi, insomma, che connettano rapidamente, piacevolmente e in sicurezza una buona parte di territorio comunale);

– in quanto elementi lineari radiali, possono definirsi come le teste di ponte per collegare la città a percorsi extraurbani, ai lunghi percorsi pedonali e ciclabili che collegano Milano alla città metropolitana, al resto della regione, addirittura ad itinerari nazionali ed internazionali (permettendo, tra l’altro, la mobilità ciclabile per i flussi pendolari dei city users che, percorrendo pochi chilometri, potrebbero facilmente penetrare nel centro urbano della città).

Grazie a queste tre scale di azione i parterre possono ritornare a essere, o forse essere per la prima volta, in maniera sistematica, il perno attorno al quale far ruotare un nuovo piano generale per lo spazio pubblico di Milano, capace di accogliere attrezzature pubbliche (giardini, aree giochi, ma anche piccoli edifici di servizio, come biblioteche, nidi, etc.), differenti tipi di mobilità (molte piste ciclabili, per esempio, possono sfruttare i parterre come assi strutturali del loro futuro sviluppo), vari usi ricreativi (dal puro tempo libero, allo sport, a eventi, etc.).

Integrandosi con le strade a cui appartengono possono realmente cambiare, in maniera radicale, il volto delle strade cittadine, anche nel caso che esse non perdano, inizialmente, la vocazione veicolare: possono anzi essere il mezzo per rallentare e scoraggiare l’uso e la sosta intensiva di veicoli inquinanti.

Riflessione e immagini tratte dal libro di Chiara Quinzii e Diego Terna, Milano Spazio Pubblico. Un atlante in divenire dello spazio di tutti, LetteraVentidue Edizioni, 2021, esito della ricerca 100 Public Spaces for Milan per Milano Urban Center (Comune di Milano e Triennale Milano).

__________* STORIA DEI PARTERRE:

I parterre a Milano hanno una lunga storia che nasce da una eccezionale antesignano, ovvero la dismissione, avvenuta verso la fine del 1700, delle mura spagnole che circondano la città, che perdono definitivamente la loro funzione difensiva e divengono degli elementi inutili all’interno del territorio urbano: questo luogo tecnico lineare si trasforma allora in un vero e proprio spazio urbano, riconvertendo le ronde militari in passeggiate di piacere per i cittadini del tempo.

E, così, seguendo una indole molto milanese, si progetta un luogo di movimento ricreativo, non di sosta, ma di passaggio, corroborato da elementi naturali, che rendano più piacevole un passeggio dalle connotazioni straordinarie, trattandosi di un percorso sopraelevato che permette la visione della città attraverso differenti punti di vista, permettendo di spaziare sulla campagna circostante e di riuscire, addirittura, a traguardare le catene montuose delle Alpi verso Nord.

La passeggiata assume dunque connotazioni di complessa ricchezza, che ne fanno un elemento estremamente rilevante nella costruzione della città, nella sua comunicazione, nel rapporto fra esigenze funzionali e ricreative.

La testimonianza di questa passeggiata sopraelevata, purtroppo, è oggi perduta, a partire dal primo piano regolatore della città, il cosiddetto piano Beruto, del 1889, che, a causa di richieste di sviluppatori immobiliari, demolisce la passeggiata lungo le mura, trasformandola in una circonvallazione veicolare.

Lo stesso piano, però, quasi a voler ispirarsi e restituire quanto demolito, definisce un nuovo sistema di viali, vie e piazze verdi che diventano scheletro portante della nuova espansione cittadina nella cerchia esterna alle mura spagnole; i viali di questo nuovo sistema contengono i parterre che ancora oggi vediamo nella città e che diventeranno elemento caratterizzante della Milano moderna, anche nei piani successivi di Pavia-Masera e Albertini.

Piano Beruto

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