Uno studio pubblicato su Lancet stima che ogni aumento di 5 microgrammi per metro cubo (5µg/m3) nell’esposizione annuale al particolato fine (PM2.5), aumenta del 7% il rischio di morte per cause naturali.
“Una differenza di 5µg/m3 è quella che si misura fra una strada urbana trafficata e una località poco esposta al traffico”, ha dichiarato Rob Beelen dell’Università di Utrecht, primo autore dello studio. Il lavoro, che fa parte del progetto europeo ESCAPE, ha esaminato i dati di quasi 370 000 persone in 22 gruppi, seguiti per circa 14 anni. Per ogni persona, i ricercatori hanno stimato l’esposizione annuale media agli ossidi di azoto e al particolato.
I risultati hanno mostrato che l’esposizione a lungo termine al particolato di diametro inferiore ai 2,5 micrometri (PM2.5) aumenta il rischio di morte – soprattutto per gli uomini – anche a livelli molto inferiori ai limiti europei.
Secondo Beleen, lo studio conferma che i limiti UE per la qualità dell’aria (255µg/m3) non sono sufficienti a proteggere la salute dei cittadini europei, e che un abbassamento dei limiti fino alle linee guida OMS di 10 µg/m3 ridurrebbe significativamente il numero di malattie e morti premature.
Effects of long-term exposure to air pollution on natural-cause mortality: an analysis of 22 European cohorts within the multicentre ESCAPE project
Beelen et al. The Lancet, Early Online Publication, 9 December 2013 doi:10.1016/S0140-6736(13)62158-3
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2813%2962158-3/abstract