A distanza di un anno dalla prima edizione di MIMO, la manifestazione fieristica internazionale che si tiene a Milano e a Monza sotto forma di salone automobilistico all’aperto, già contestato da 36 associazioni con un comunicato stampa ed un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale, torna la seconda edizione con le stesse modalità del precedente.
La Presidente dei Genitori Antismog scrive una lettera aperta al Sindaco Sala:
Gentile Sindaco Sala,
ho il privilegio di rappresentare un’associazione che da oltre vent’anni si batte contro i problemi di traffico e inquinamento dell’aria a Milano.
Una battaglia faticosa che tuttavia negli anni ha visto finalmente crescere la sensibilità generale verso i temi dell’ambiente.
Eppure la politica non sembra sapersi allineare a questo momento storico né interpretarlo, mandandoci così dei segnali a dir poco scoraggianti, come ad esempio sul tema della mobilità, che sembra non poter uscire dalla mentalità del secolo scorso.
Se da una parte infatti si parla sempre più di città verdi, città 30, spazio pubblico e diritto delle persone ad una migliore qualità di vita in ambito urbano, quando si tratta di fare una legge o un’iniziativa che trasmetta un messaggio di vero cambiamento, ecco che l’orologio della politica rimette le lancette indietro, valorizzando l’auto come unico vero mezzo di trasporto se non come pilastro dell’economia del paese da cui non ci si può distaccare.
L’ecobonus di recente approvazione per cambiare l’auto (anche diesel) è un esempio emblematico, ma anche a Milano abbiamo un esempio di quanto questa distorsione possa portare a dei paradossi incomprensibili: mi riferisco alla seconda edizione del MilanoMonzaMotorShow del prossimo 16 giugno, l’autosalone con decine di auto in esposizione lungo le vie pedonali da San Babila fino al Castello Sforzesco e soprattutto fino in piazza Duomo.
Un autosalone dunque in giro per la città e nelle zone centrali riconquistate con fatica alla pedonalità che demolisce in pochi giorni il faticosissimo lavoro di chi come noi cerca da anni di costruire una nuova cultura sulla mobilità sostenibile.
Come è possibile, Sindaco Sala? E perché le voci e le richieste di 36 associazioni sono rimaste inascoltate?
Parlare di mobilità “elettrica” per rivestire questa manifestazione di “verde” è per noi l’ennesima foglia di fico che respingiamo: i modelli proposti sono caratterizzati da consumi e prestazioni eccessive. Poco cambia se un SUV da 2 tonnellate da 250 km/h abbia il motore termico, ibrido o elettrico: rimane un mezzo di trasporto inefficiente, sproporzionato e pericoloso.
Così come non accettiamo che il dibattito si riduca ad una semplice polarizzazione tra “auto sì e auto no”, né si invochi la “ripresa economica” per continuare a far credere che l’economia giri sempre e solo attorno all’auto, senza fare nessun ragionamento contrario su una ripartenza economica che si basi invece su altre formule: ad esempio rendere Milano una città così vivibile e a misura di persona da attirare turisti, investimenti e far ripartire i settori della ristorazione, commercio, turismo, alberghiero e tanti altri.
Proseguo questa lettera riportando una frase che è stata scritta nel comunicato stampa dell’anno scorso e firmata da queste 36 associazioni:
“Se vogliamo uno spazio pubblico più democratico e inclusivo dobbiamo cambiare il modello di mobilità. Sempre meno auto private, più spazio alle persone, a partire dai minori, dagli anziani e dalle persone con disabilità; sempre più spostamenti con veicoli a emissioni realmente zero, sempre più condivisi, collettivi, silenziosi e sicuri.
In attesa che anche l’Italia prenda posizione sulla proposta di vietare la vendita di veicoli diesel e benzina entro il 2030 in Europa, attualmente sottoscritta da nove paesi UE, i danni di una motorizzazione eccessiva continuano a essere ingenti e sotto gli occhi di tutti: incidenti, congestione, inquinamento, alterazione del clima, mancanza di spazio per attività commerciali e per il benessere, bolle di calore, cementificazione, consumo di suolo.”
Aggiungo a queste righe un’esortazione: Sindaco Sala, porti Milano fuori dal secolo scorso. Non è patrocinando un autosalone in città che realizzerà la svolta green che invece in tanti le chiedono, ma è proprio negandolo che darà un segnale forte alla città: lo spazio pubblico appartiene alle persone, non alle auto.
Perché alla fine anche un evento temporaneo come questo è uno strumento culturale dalla forte valenza simbolica e come tale può essere usato per sostenere una città a misura di persona o per abbatterla. La differenza è netta, sta a Lei demarcarne la linea.
Lucia Robatto
Presidente Genitori Antismog
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